Jazz

Questa notte ho fatto un sogno. Io, dentro una sala da concerto allestita in un hotel. C’era un pianoforte e c’erano dei musicisti, che parevano preparati, sicuri, professionali. «Suoniamo jazz questa sera», dicevano. «Facciamo una prova». E io mi lasciavo guidare, mi lasciavo convincere. Mi sedevo al pianoforte e iniziavo a suonare. Non avevo paura. Le mie mani, le note, i tasti. E il jazz, che è improvvisazione, ascolto, mescolanza di generi ed evoluzione. Mi ha fatto pensare che le nostre vite, in queste settimane di incastri instabili, non sono altro che un incredibile atto di fiducia. Se mi hanno messo di fronte un pianoforte, significa che posso suonare. E i musicisti che mi siedono accanto sono i migliori possibili.

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