Contatto di caso

In fila per il pane e dal verduriere. Fuori dal formaggiaio e questa mattina persino dal giornalaio. Nei negozi si entra uno alla volta, gli altri attendono, distanziati, fuori. All’inizio pensavo fosse una scocciatura. Poi ho iniziato a guardarmi intorno. Ci sono quelli assorti nel cellulare ma tanti hanno gli occhi aperti al dialogo. Ci si racconta pezzi di vita, abitudini, piccoli accorgimenti per convivere con il momento. Poi si entra e, dentro il negozio, c’è questa alchimia nuova con chi sta dietro al bancone. Come se si desse un valore maggiore a quel rapido incontro. Nel linguaggio pandemico, si chiamerebbe Contatto di caso. Oggi ho incrociato una suora. In coda prima di me, una sporta di tessuto appesa al braccio. Ha aperto la porta lentamente, la prima cliente del mattino. Poi dalla borsa ha estratto un pacchetto. «La scorsa settimana mi ha detto che oggi sarebbe stato il suo compleanno. Le ho portato questo, non è molto, l’ho confezionato io». Ho sentito la signora illuminarsi nella voce. Poi è stato il mio turno. Impossibile non notare, appoggiato sul bancone, un vaso di fiori cuciti uno a uno all’uncinetto. «Ha visto cosa mi ha regalato la suora?», mi ha detto. «E non l’ho nemmeno potuta abbracciare…».

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