Si fa un gran parlare di ritorno alla normalità. Come se si potesse tracciare una linea di confine tra il prima e il dopo. Io, ai confini, preferisco i ponti. Le sfumature anziché i colori netti.
Oltre il ponte porterei il sole in faccia sui gradini a mangiare il gelato, i grandi concerti dove la musica si balla, il cinema il tardo pomeriggio della domenica. Ci metterei gli inviti a cena e gli aperitivi con le amiche, i pigiama party dei bambini, quelli che se qualcuno non dorme ti sdrai lì vicino a chiacchierare e la paura se ne va. Decidere all’ultimo di «andare al ristorante ché non ho voglia di cucinare», un volo in aereo senza aver prenotato il b&b, ma anche la libertà di non vedere nessuno il giorno del mio compleanno. Non li lascerei andare i pomeriggi vuoti dopo la scuola, le giornate di lavoro al tavolo della cucina, i fine settimana lenti. Non me lo immagino come un ritorno. Voglio che sia un orizzonte nuovo.